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Decesso di Padre Alberto Marson SVD

admin · 6 ottobre 2011

Dal suo ritorno dalla Romania, paese dei suoi ultimi venti anni di servizio apostolico, P. Alberto Marson non si è più ripreso totalmente. Il cuore indebolito, il suo incedere debole per la circolazione specialmente debilitata nelle gambe, una situazione generale di salute complessa, ha condotto all’arresto cardiaco domenica 2 ottobre, nonostante fosse ancora poco prima presente con la sua verve e i suoi ricordi. Non si è più ripreso e nella serata del 5 ottobre, Dio l’ha preso con se per dargli la ricompensa dell’impegno profuso come sacerdote missionario.

Era nato il 30 marzo 1938, in una famiglia dove si respirava profonda umanità, senso dell’onestà e solidarietà cristiana, dove ognuno cresceva in libertà e responsabilità di fronte alla vita. La famiglia era la roccia su cui poggiare la vita, la comunità parrocchiale l’orizzonte su cui ogni ragazzo poteva riferirsi per avere risposte e ambito di sviluppo umano e religioso. Dapprima chierichetto e poi seminarista, anche se lontano dagli affetti famigliari, ma con una comunità di giovani viva e educante come quella di Varone dei Missionari Verbiti, che sopperiva a tante altre difficoltà, crebbe e si preparò alla sua futura missione. Continuò i suoi studi a Padova e poi a Roma, dove, dopo l’emissione dei voti perpetui l’8 settembre 1964, venne pure ordinato sacerdote nel 1967 nel centro verbita di Nemi. La situazione era in quel momento tragica, perché mentre il papà era sul letto di morte, P. Alberto coronava il suo sogno vocazionale, il sacerdozio missionario; però ebbe il tempo di presentarsi ancora al papà come sacerdote appena ordinato. Seguirono gli anni di servizio a Varone, come responsabile nell’economia ma sempre con tanto impegno pastorale. Già da allora rivelò grande capacità nella predicazione, ove giungeva ai cuori con la sua incisività della fede attualizzata e senza fronzoli. Tanti anni che lo resero molto conosciuto nella zona e anche in molte parrocchie.

Seguirono poi anni di impegno apostolico a Roma, divenendo oltre che per anni vicerettore del collegio di Roma dei Verbiti, anche responsabile di tutti i gruppi missionari della città di Roma. E’ stato un impegno affidatogli dall’allora Cardinale Poletti e poi Ruini, per le sue doti di servizio generoso e tenace, per la sua essenzialità nella predicazione evangelica, per la sua capacità attrattiva dei giovani. Un servizio accolto, donato, apprezzato e che produsse molti frutti. Un vero missionario errante dell’urbe.

Quindi Dio come sempre apre nuove vie inaspettate: la Romania. Dopo la rivoluzione, nel 1991, la chiesa romano-cattolica romena chiede ai Missionari Verbiti di costruire un centro e di svolgere un servizio di formazione e di predicazione. P. Alberto e il suo amico d’infanzia, vengono mandati per questo compito, iniziando da zero sia nella lingua, nella conoscenza della cultura, cambiando totalmente vita. Subito la generosità e l’impegno di apostolico resero P. Alberto ricercato predicatore di esercizi spirituali, direttore spirituale di tantissime anime, predicatore negli incontri dei giovani. Era sempre in viaggio, sempre disponibile, ma specialmente sapeva offrire la Parola di Dio, perché prima l’aveva pregata e accolta in se. Man mano che passavano gli anni in Romania, si può affermare, che la preghiera e la Parola sono divenuti i suoi pilastri di vita, per questo era invitato anche negli incontri della conferenza episcopale romena come predicatore.

Accanto a questo servizio instancabile, ne soffriva la salute e sempre più spesso doveva fare ritorno in Italia per riprendere forze e specialmente ridare vigore al cuore sempre più debole e in difficoltà. Gli ultimi due anni sono stati molto difficili e impegnativi dal lato della salute, gli impegni dovevano essere ridotti e P. Alberto ne soffriva molto. Voleva essere sempre disponibile al suo si a Dio e all’uomo, ad ogni richiesta, ma spesso non poteva. Rimaneva sempre però punto di riferimento per la direzione spirituale e le confessioni per molte persone consacrate e sacerdoti.

Quattro mesi fa avvenne il declino che lo portò a ritornare in Italia per essere ricoverato e tentare di recuperare le forze, sempre con tanta nostalgia della Romania. Purtroppo, nonostante un breve recupero, la situazione è peggiorata improvvisamente.

Sia in Romania che in Italia tutti lo ricordano con tanta simpatia. Con tanta venerazione per il suo impegno apostolico e missionario, con ammirazione per la sua spiritualità offerta e donata attraverso la predicazione e specialmente l’esempio della preghiera.

“Vieni servo fedele, entra nella gioia del tuo Signore”, sembra essere la frase della liturgia che lo accompagna in questo momento dell’incontro con il Padre.

P. Gianfranco Maronese svd

Varone 06.10.2011



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