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Pellegrinaggio in bicicletta da Trento a Medjugorje

admin · 25 maggio 2014

Nei primi mesi di quest'anno venni a conoscenza che il nostro amico verbita Remo Sighel di Baselga di Pinè (Trento), entrato come allievo a Varone nell'anno 1959, aveva intenzione di rifare per la seconda volta il viaggio in bicicletta verso Medjugorje, località della Bosnia ed Erzegovina dove nel 1981 sono iniziate le prime apparizioni della Madonna a sei ragazzi del luogo ed oggi meta di numerosi pellegrinaggi di fedeli da tutto il mondo.

Gli manifestai subito che poteva essere interessante se avesse potuto giornalmente scrivere qualcosa sul programma, il tragitto e le sue impressioni come in un “diario di bordo”.

Ciò che Remo ha compiuto e scritto in quei giorni di maggio è degno di essere pubblicato per portarlo a conoscenza a quei tanti amici ex allievi che lo conoscono e lo ricordano con affetto. Questo è ciò che ha annotato giornalmente:

Venerdì 16 maggio 2014, dislivello di tappa 500 metri , ore 06,30, 7 gradi, vento da nord.

Ultimo controllo alla bicicletta, un saluto a mia moglie Elisabetta (Betty per gli amici) e da Miola di Pinè (Trento) parto per Pergine (Valsugana) dove ho appuntamento con Maurizio e Antonio due vecchi amici coi quali 4 anni prima avevamo già fatto questa esperienza e con Walter, Sandro, Alberto, Tiziano e Dario, altri cinque nuovi amici che come a tutti noi la bicicletta è l'unica passione che ci accomuna. Scopro poi che tre di questi ultimi fanno anche gare amatoriali e questo particolare sarà un fattore di grande cambiamento di marcia (due/tre marce in più) dalla prima volta.

A Pergine arriva anche il furgone ammiraglia provvisto di ruote, ricambi e viveri guidato da Franco che ci accompagnerà per tutto il tour. Ci presentiamo e facciamo la prima foto di gruppo indossando la maglia con l'immagine della Madonna e la scritta Trento–Medjugorje 16/21 maggio 2014.

Si parte, fa un po' freddo e c'è un vento che viene (per fortuna) da Nord. Da subito ho capito che con quei tre le cose non sarebbero andate come quattro anni prima. Percorriamo tutta la Valsugana, passiamo per Primolano, Bassano, Montebelluna, Conegliano e arriviamo ad Oderzo, 150 Km. Per questo percorso abbiamo impiegato un ora in meno di quattro anni prima.

Ad Oderzo facciamo tappa per pernottare mentre io ho l'appuntamento con l'amico, ex allievo di Varone, Luigi Minin da Castions di Strada che era d'accordo di ospitarmi a casa sua. Durante il tragitto in macchina, prima di affrontare discorsi vari, mi disse subito di vedermi molto stanco.

A casa sua ho mangiato le prime ciliege di stagione. Ceno e dormo nella sua bella casetta.
 

Sabato 17 maggio, dislivello di tappa 800 metri.

Mi alzo alle 8,20 e subito vado in giardino a mangiare ciliege, poi mi preparo e faccio colazione. Aspetto la telefonata dei miei amici di viaggio che erano partiti prima in quanto dovevano fare 60 Km per raggiungermi. Li incontro alle 10,30 a Mezzana. Ringrazio e saluto con un arrivederci l'amico Luigi e via a buona andatura. Prima Monfalcone poi Trieste, ci alziamo sul Carso dove pioviggina ma ormai mancano solo 25 Km a fine tappa. Ci fermiamo alla vecchia frontiera per la foto di rito poi via verso l'ultima salita. Arriviamo a Kozina alle ore 15,30. Prendiamo posto in un appartamento, riposo un pò, poi a cena fatta dal nostro autista Franco e infine a letto.
 

Domenica 18 maggio, dislivello di tappa 1.480 metri, 160 Km.

Si parte da Kozina alle ore 8,00, è molto nuvoloso, ci avviamo verso la frontiera croata dove troviamo un'accoglienza poco cortese. Un poliziotto che stava giocando a Poker con il PC sentendosi disturbato ha rivolto una parolaccia offensiva al nostro capogruppo che gli porgeva i documenti. Riposta: silenzio assoluto da parte nostra. Passiamo per Fiume (Rijeka) mentre piove e proseguiamo per Seny sulla costa del mare che dista 15 Km.. Arriviamo alle ore 14,30. Prendo posto in camera, va tutto bene, però quando viene l'ora di dormire non riesco a prender sonno (probabilmente ero molto stanco). Passo la notte totalmente in bianco.
 

Lunedì 19 maggio, dislivello di tappa 1.500 metri.

Mi alzo, sinceramente non so come fare, perdo anche l'equilibrio (penso dal sonno). Faccio un'abbondante colazione e riempio la borraccia di caffè ristretto (il mio doping) perché ci aspetta la tappa più lunga di ben 174 Km. fino a Biograd na Moru che sta sempre sulla costa croata adriatica.

Per i primi 10 Km ho una nausea ed un forte tremore addosso, probabilmente per non aver dormito tutta la notte. La giornata però è bella e c'è il sereno. Dopo 58 Km ci fermiamo a mangiare e a bere il caffè, così mi faccio un doppio doping di caffè. Il paesaggio è splendido con un continuo saliscendi tra delle baie bellissime. Proseguendo anche i tre amici (quei forti) accusano i primi sentori di fatica sicuramente dal fatto che a fare l'andatura sono sempre loro. Io arrivo a Biograd cadaverico (ma arrivo), cena, doccia e a letto. Non sono riuscito neanche a vedere il colore del cuscino che mi sono subito addormentato.

Martedì 20 maggio, dislivello metri 1.100.

Dopo una abbondante colazione partiamo da Biograd alle ore 8,15, ormai mi sono adeguato a queste partenze più tardive a differenza di quattro anni prima che partivamo sempre alle ore 7,00. Con questo gruppo però, pur partendo un'ora dopo, arriviamo sempre alla stessa ora. Il tempo è sereno ed è meglio mettere la crema solare. Oggi la tappa è di 160 Km, lungo la costa, uno spettacolo unico con vista su isole, baie e porti fino a Spalato. Come ho visto la superstrada a sei corsie che attraversa Spalato, ricordandomi della volta scorsa, ho chiamato il furgone ammiraglia e per un Km son salito a bordo per uscire da quell'inferno di traffico. Riprendo la bicicletta e subito mi raggiunge l'amico Maurizio dicendomi che non dovevo aver paura perché i ciclisti che vanno a Medjugorje non si fanno mai male, la Madonna li segue nel vento e li protegge.

Ci rimane da percorrere ancora 12 Km di costiera verso la tappa di Omis dove arriviamo alle ore 17, un po' bruciati, stanchi ma contenti. Noi tutti sappiamo che domani è l'ultima tappa.

Prendiamo posto in un appartamento e ceniamo sulla terrazza vista mare. Ci allieta una squadra di delfini di grosse dimensioni che a cento metri dalla riva fanno numerosi salti fuori dall'acqua in una spettacolare danza.
 

Mercoledì 21 maggio, dislivello di tappa 1.600 metri.

Mi alzo alle ore 7,00 e do una controllata al cardiofrequenzimetro (valori da 4 giorni un po' alti a causa del mancato recupero della fatica). Facciamo un abbondante colazione e ci mettiamo la crema di protezione solare. Si parte con un mare meraviglioso visto dall'alto, con colori stupendi dal verde, blu e azzurro e tante isolette. Il sole comincia a bruciare. Dopo 60 Km siamo a Makarska, subito dopo iniziamo nove Km di pura salita, la più dura di tutte quelle che abbiamo incontrato. In cima la strada gira, d'ora in poi niente più vista su mare ma cespugli, rovi e crozi (Croazia), tanto sole e un caldo bestiale. Un mio amico fora e cade, però non si fa niente, neanche un graffio. Alle 14,00 siamo sulle alture della Bosnia alla frontiera di Metkovic. I poliziotti, questa volta, sono educati e ci fanno passare senza difficoltà.

Raggiungiamo Capljina e a dieci Km dalla meta rompo un raggio della ruota in curva. Aspetto l'ammiraglia e cambio la ruota che Dario mi impresta.

A cinque Km da Medjugorje mi accorgo che è un po' di tempo che nessuno parla. Probabilmente faranno come me, stanno recitando preghiere di ringraziamento alla Madonna per aver tenuto lontano i camion, furgoni e macchine che sfrecciavano a 50 centimetri dalla nostra spalla sinistra.

Alle porte di Medjugorje mettiamo la maglia con l'immagine della Madonna ed entriamo in paese. Ci portiamo subito ai piedi della statua della Madonna, ci diamo la mano e offriamo a Lei le fatiche di questi giorni. Facciamo una foto per ricordo ed un brindisi con le borracce.

Andiamo a prendere posto in albergo e a bere una fresca birra bosniaca.
 

Giovedì 22 maggio: basta bicicletta, ora solo a piedi.

Di prima mattina sette di noi salgono lungo il sentiero della Via Crucis verso il monte Krizevac (monte della croce) dove è posta una croce monumentale alta 12 metri eretta nel 1934 in onore dell'Anno Santo, mentre io ed un altro amico prendiamo il sentiero, arricchito di 15 formelle in bronzo raffiguranti i 15 misteri dei tre rosari, verso il Podbrdo, il monte delle apparizioni, dove è posta la statua della Madonna che si era presentata ai veggenti con il titolo “Regina della Pace”.

Rientrati a Medjugorje alle ore 11 partecipiamo alla santa messa in lingua italiana.

Nel pomeriggio ci rechiamo a Mostar per una visita alla città che nella guerra tra il 1992/1993 subì atroci bombardamenti dalle truppe serbe e montenegrine. Il Ponte Storto (Kriva Cuprija) del XVI secolo fu distrutto il 9 novembre 1993 dal fuoco di un mortaio croato. Ricostruito nel 2004 è stato inserito dall'UNESCO assieme alla città di Mostar tra i siti dichiarati Patrimonio dell'umanità.

Ma il momento più bello della giornata è stato sicuramente l'ora di adorazione delle ore 20 nel piazzale antistante la basilica: 10.000 persone in preghiera, in adorazione con preghiere e canti eucaristici, un momento di grande spiritualità e devozione. Eravamo in tanti ma ci sentivamo un corpo unico tanto era lo spirito che ci univa.
 

Venerdì 23 maggio.

Alle ore 6, riprendendo il cammino di rientro verso Trento, con il furgone passiamo davanti alla chiesa per un ultimo sguardo ed un saluto alla Madonna.

Mi rimane ora un bel ricordo del viaggio, delle tante sudate e fatiche e non di meno di una maglia con l'immagine della Madonna di Medjugorje firmata da tutti i miei amici di viaggio.

Giunti a Trieste faccio una telefonata al mio amico Luigi Minin che, come d'accordo, ci ha gentilmente offerto una corposa merenda ed una grande scorpacciata di ciliege.

Questa è stata la mia seconda esperienza di pellegrinaggio ciclistico a Medjugorje e probabilmente l'ultima perché, 900 e più Km in sei giorni, con un dislivello di 5.980 metri, per la mia età futura (adesso ne ho 66) sarebbe chiedere troppo a me stesso ed alla Madonna.”

Termina così il particolareggiato diario di Remo convinto che probabilmente per motivo dell'età questa sia stata la sua ultima esperienza in bicicletta verso Medjugorje.

Ci rimane forte la sua emozione nel rammentare l'ora di adorazione delle ore 20 nel piazzale antistante la basilica “eravamo in tanti ma ci sentivamo un corpo unico”, riafferma ciò che san Paolo apostolo scriveva nella prima lettera ai Corinzi (10,17) “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane.”

Noi amici ringraziamo Remo per averci reso partecipi delle sue emozioni (anche spirituali) e della sua grande fatica che, per chi ha fatto il servizio militare di leva, potrebbe essere paragonata alla così detta “impresa ardita” degli Alpini che si faceva durante il campo estivo. Un'impresa che sì lasciava il segno nel fisico per l'enorme fatica, ma dava un enorme soddisfazione tanto da far dimenticare presto tutti gli sforzi e donava al partecipante quel giusto e (non vanitoso) orgoglio per essere stato presente e per essere riuscito nell'impresa.

Carlo Rossi, segretario Associazione Amici Verbiti

25 maggio 2014



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